Un macabro messaggio dal mondo onirico

Credo di aver già citato nei post precedenti quello che ormai da anni costituisce un mio sogno ricorrente: l’essere ancora impegnato negli studi universitari, con degli esami che puntualmente mi accorgo di non aver sostenuto al punto dal ritrovarmi a studiare affannosamente per riallinearmi con la convinzione di aver raggiunto il traguardo (platonico) della laurea. “Allora era tutta un’illusione? Mi tocca tornare sui libri? Non avevo già svolto l’esame di economia politica?” Esclamazioni ricorrenti che annegano nei fumi del sonno ed in cui ho imparato a leggere messaggi provenienti dal subconscio dal contenuto, nella fattispecie, fin troppo intuibile.

L’illusione coltivata negli anni degli studi di poter ambire ad una realizzazione professionale all’altezza delle mie attese è riuscita a cristallizzare quegli attimi in cui ero alle ultime curve prime del traguardo della laurea riproponendomeli a distanza di più di dieci anni con cadenza quasi quotidiana malgrado razionalmente abbia abbandonato non da ieri l’idea di poter “morire” lavorativamente in un posto diverso da quello in cui attualmente opero e invecchio.

Eppure…

Eppure stanotte, o meglio, stamattina, nelle ultime ore del mio sonno domenicale ho sognato molto nitidamente il chiostro della mia università, luogo dove solevo studiare nelle giornate primaverili e dove ho scattato una delle foto celebrative dopo la proclamazione. Invitavo alcuni miei familiari (molti dei quali assenti all’epoca) a raggiungermi per festeggiare insieme il raggiungimento della tanto agognata laurea. Niente più esami o libri da studiare insomma. Ce l’avevo finalmente fatta.

Ho dato a questo sogno un peso non diverso da quello che attribuisco a quelli inerenti il risultato di una partita di calcio, un’avventura erotica o una vacanza in un luogo mai visitato. Poi, dopo una domenica stranamente inquieta in cui inspiegabilmente ho percepito in pericolo equilibri emotivi che credevo ormai stabili, nel silenzio della sera una voce crudele mi ha sussurrato all’orecchio una domanda inquietante.

“E se stanotte dopo quella della ragione fosse morta anche la speranza del cuore?”

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